Nel caso dell'accusa di essere uno dei propagandisti dell'idea che esista un pericolo satanista in Italia e nel mondo, riporto due episodi che definirei uno "in buona fede" ed uno "in cattiva fede". Comincio da quest'ultimo. Nell'Aprile del 2018 ho accettato di rispondere ad alcune domande di un giornalista de "La Stampa" di Torino sul satanismo. Ho voluto mettere quindi bene in chiaro che ritenevo l'allarme satanismo un panico morale ingiustificato e che, in tutto, nel nostro Paese non esistono più di una decina di organizzazioni in qualche modo sataniste che, comunque, non rappresentano un pericolo sociale. Quanto ai rari episodi di profanazioni di chiese e cimiteri che finiscono in cronaca, dissi, sono da attribuire a giovani che praticano uno pseudo-satanismo "fai da te". Queste dichiarazioni, nella trasposizione dell'articolo sono diventate
Secondo il dottor Luigi Corvaglia, membro della Federazione Europea dei Centri di ricerca e informazione sul settarismo, sono almeno dieci le sette sataniche («strutturate e organizzate») presenti in Italia. «Ciascuna con almeno cento adepti». Ed è impossibile calcolare il numero delle sette fai da te. «Gruppi che spesso sono responsabili di fatti di sangue, mutilazioni di animali e atti vandalici».
Leggendo l'articolo per intero si capisce che le mie affermazioni che sminuivano il pericolo satanista non concordavano con il fine dello scritto, quello di avvalorare l'idea degli abusi rituali satanici sui bambini. Infatti, al di là dell'introduzione che mi tira in ballo, l'articolo è centrato sulla descrizione di un caso di abusi in famiglia descritto da Claudio Foti, che di lì a poco sarebbe salito alla ribalta della cronaca per la nota vicenda degli affidi dei bambini "abusati" a Bibbiano.
Si può leggere qui: Sette sataniche: boom di violenze rituali
Passiamo al caso "in buona fede". Si tratta di un bel reportage in tre puntate pubblicato da "Giap", la rivista del gruppo Wu Ming, il collettivo di autori eredi del progetto Luther Blissett. Contattato dall'autrice, anche in questo caso ho premesso la mia posizione sul satanismo. L'autrice, in modo corretto, ne ha fatto cenno nella prima puntata del reportage:
Prima di iniziare l’intervista mi sento in dovere di precisare che il mio lavoro consiste in un debunking dei casi dove il satanismo è usato dai media per vendere più copie e dagli inquirenti per puntellare impianti investigativi traballanti. Lui, d’altro canto, è preoccupato quanto me, e mette in chiaro di non avere particolari macabri o inconfessabili verità shock da offrire per farmi svoltare un articolo a otto colonne e milioni di click sul web.
Poche righe più sotto, però, sono stati pubblicate delle frasi praticamente "estortemi" (con garbo, certo, ma con insistenza) riguardo al simbolismo nella scena degli omicidi sacrificali:
Corvaglia mi spiega innanzitutto che magia nera e satanismo non vanno confusi e che, volendo, esistono elementi che caratterizzano il delitto ascrivibile a gruppi di satanisti o pseudo tali. «Nei casi di omicidio, la scena del crimine è spesso all’aperto e in prossimità di fonti d’acqua, per la sua funzione simbolica, e l’iconografia è piuttosto esplicita: pentacoli, 666, candele nere, etc.». Poi ci sono elementi legati alla data, «perché i satanisti criminali operano in determinati giorni dell’anno, soprattutto il sabato notte».
Per poi continuare sarcasticamente:
I satanisti ammazzano al sabato, dunque, e col favore delle tenebre, in più seminano la scena del crimine di simboli che chiunque è in grado di interpretare, come il numero della bestia. Un comportamento che mi pare in aperta antitesi con il concetto stesso di esoterismo, fondato sulla non divulgazione ai profani delle verità del culto, protette da complicate criptature, perlomeno più complesse del caprone e delle candele nere.
Si veda:
I Satanisti ammazzano al sabato – di Selene Pascarella, 1a puntata (di 3)
Trovo questa mossa - estorcermi dichiarazioni su elementi che ritengo più uno scenario suggestivo per una rappresentazione da grandguignol che dati esotericamente rilevanti - non proprio corretta. Ciononostante, comprendo che il mio non corrispondere allo stereotipo dell'"anti-sette" terrorizzato dai satanisti deve essere stato spiacevole per chi aveva in mente un'opera di debunking del pericolo satanico, pertanto una forzatura ci sta. Tanto posso affermare, perché, nel proseguio del reportage la posizione dell'autrice si è addolcita al punto che la terza ed ultima puntata si chiude con una mia frase dalla connotazione totalmente ostile al panico satanista:
– la frase è di Luigi Corvaglia, ma la sento mia – i fatti di Finale Emilia dimostrano che «la puzza di zolfo orienta più facilmente al giudizio colpevolista».
si veda:
I Satanisti ammazzano al sabato – di Selene Pascarella, terza e ultima puntata