Estratto da "No Guru. Le sette e i loro difensori" di Luigi Corvaglia (C1V Edizioni, 2020)
La Teoria dell’Economia Religiosa
Rodney Stark è un tuttologo statunitense, che promuove vivacemente il darwinismo in tutti i campi tranne l’unico che gli è proprio, la biologia (secondo lui, l’evoluzione è un’invenzione per screditare la religione)[1].
Così condensa il personaggio il blogger Miguel Martinez. Una sintesi efficace e salace che si arricchisce nelle righe seguenti:
La principale preoccupazione di Rodney Stark consiste nel giustificare teologicamente il neoliberismo, come si evince dal trionfale titolo di un suo libro, The Victory of Reason: How Christianity Led to Freedom, Capitalism, and Western Success (“La vittoria della ragione. Come il cristianesimo ha portato alla libertà, al capitalismo e al successo dell’Occidente”). Un concetto che potremmo tradurre così, “se ti hanno pignorato la casa, è perché lo ha voluto Gesù”[2].
L’autore è arguto e sottolinea piuttosto bene i termini entro cui il “tuttologo statunitense” si muove. Affermare che Stark si limiti a “giustificare teologicamente il neoliberismo” è però riduttivo; infatti egli è soprattutto occupato a giustificare neoliberisticamente la teologia. È il caso di procedere con ordine. Possiamo dire meglio. Rodney Stark può considerarsi il fondatore della Teoria dell’Economia Religiosa. Questa è la concezione per cui quello religioso sarebbe un “mercato” assimilabile in tutto e per tutto a quello delle merci. Come in tutti i mercati, i vari consumatori acquistano beni, che qui sono i “beni religiosi” (i diversi credi) da aziende religiose in concorrenza fra loro (le religioni più o meno organizzate)[3]. In accordo con questo paradigma, la teoria sostiene che
– come per ogni altro mercato di beni materiali o simbolici, e contrariamente a quanto pensano alcuni teorici della secolarizzazione – anche per la religione (istituzionale) la concorrenza fa bene al mercato e, entro certi limiti, l’offerta alimenta la domanda[4].
A riprova di ciò, gli autori che operano nel solco di questa concezione mercatista tendono a far notare che
I paesi con un più ampio pluralismo religioso – cioè con la maggiore concorrenza fra imprese religiose – come gli Stati Uniti (…), sono anche i paesi dove il numero totale di praticanti religiosi si mantiene stabile o cresce[5].
Mentre,
Dove invece lo Stato ostacola il pluralismo religioso, opponendosi in particolare all’ingresso sul mercato di nuove imprese, bollate come «sètte» o come nemiche dell’identità nazionale, lì – come avviene in Francia e in Russia – il numero di praticanti religiosi in genere decresce in modo spettacolare[6].
In altri termini, la conclusione è “più mercato e meno Stato”, secondo il classico paradigma liberista. Questa posizione prevede due presupposti ed una assunzione implicita. Il primo presupposto è che l’aumento del numero dei praticanti le religioni sia un dato positivo e ricercato; il secondo presupposto è quello che il “consumatore”, l’attore che attua la sua scelta sul mercato delle fedi, sia “razionale” e conscio di ciò che acquista, insomma, che sia l’homo oeconomicus immaginato dalla economia neoclassica e che tende a massimizzare la propria utilità; l’assunto implicito della teoria è che le varie “aziende” religiose si facciano concorrenza cercando di soddisfare meglio delle altre gli acquirenti per i quali competono.
Le conseguenze sono varie. Accettati gli assunti di base, ne discende la necessità di una forte “liberalizzazione” del mercato religioso. Scrivono Stark e Iannaccone:
Nella misura in cui un’economia religiosa è competitiva e pluralista, i livelli complessivi di partecipazione religiosa tenderanno ad essere alti. Al contrario, nella misura in cui un’economia religiosa è monopolizzata da una o due imprese supportate dallo stato, nel complesso i livelli di partecipazione tendono ad essere bassi[7].
Insomma, sembra che il nemico del mercato religioso, come di ogni mercato, siano gli Stati; ciò perché si dà per scontato che le istituzioni statali favoriscano dei monopoli a danno della libera concorrenza, bollando i nuovi aspiranti concorrenti come “sette” o culti distruttivi. L’appeal che la Teoria dell’Economia Religiosa ha per alcuni apologeti dei culti trova ragione, ovviamente, in questa concezione ideologica che ri-etichetta la critica nei confronti dei culti abusanti come tentativo di soffocamento del libero mercato a favore di religioni monopoliste e protette da uno Stato pianificatore che le vuole salvaguardare dalla concorrenza. Si sottintende, quindi, che quella degli anti-sette sia un’attività interessata, operata da individui in qualche modo connessi con gli apparati statali e/o religiosi. Ricompare, in altri termini, in forma discreta, l’idea cospiratoria già vista come costituente dell’apologetica relativista e postmoderna. Ovviamente, sono solo le grandi religioni organizzate quelle che possono avere delle pretese monopolistiche, non certo gli stati laici dell’Occidente, di cui la laicità è appunto valore fondante. Ciononostante, il movimento anti-sette non ha alcun rapporto con le religioni istituzionali, tanto da essere accusato di “laicismo”…
Al lettore profano dell’economia religiosa rimane, però, ancora insoddisfatta la curiosità di sapere in che modo le diverse religioni possano competere per soddisfare i consumatori meglio della concorrenza. La risposta è semplice: le religioni che soddisfano di più i clienti sono quelle più esigenti e restrittive. Uno dei divulgatori di questa concezione mercatista è Massimo Introvigne, il presidente del CESNUR, già incontrato nella rassegna degli apologeti differenzialisti. Questi sottolinea molto questo aspetto del miglioramento della qualità dell’offerta da parte dei competitori. Scrive, ad esempio:
… c'è una sorta di lotta darwiniana anche in campo religioso. Tendono a prevalere le proposte religiose più esigenti: tra gli ebrei gli ortodossi, nell’islam i fondamentalisti, e tra i cattolici i movimenti e le congregazioni più rigide[8].
La concorrenza selezionerebbe fedi più rigide e rigorose nel pretendere il rispetto degli obblighi, insomma, le versioni più integraliste e fondamentaliste. La concorrenza, quindi, seleziona le fedi più rigide. Il termine, più neutro, utilizzato da questi autori è “strict”. Questa selezione delle versioni estremiste si spiega col fenomeno dei free riders, che sarebbero, letteralmente, coloro i quali “viaggiano a sbafo”. Viaggia senza biglietto chi voglia ottenere i benefici di una impresa collettiva ma non vuole pagarne i costi. In ambito religioso l’impresa collettiva è una Chiesa o una confessione religiosa. Un’organizzazione può tollerare alcuni free riders, cioè affiliati poco impegnati, ma non troppi. Scrive Introvigne:
Nel campo delle religioni, le organizzazioni meno strict e rigorose, che impongono bassi costi di entrata e controllano in modo blando se i membri hanno pagato il biglietto, cioè se si impegnano sufficientemente, imbarcano un numero così alto di free rider da offrire ai loro fedeli un’esperienza religiosa annacquata e poco soddisfacente, (…) Le organizzazioni più rigorose fanno pagare un biglietto più costoso, e controllano che tutti lo paghino: dunque lasciano entrare meno free rider, e i beni simbolici prodotti da un gruppo dove i free rider non abbondano si presentano in genere come più soddisfacenti per i consumatori[9].
Se ne conclude che l’esito di questa benefica concorrenza fra religioni sia l’aumento del fervore e dell’impegno religioso, vale a dire, l’aumento di ciò che più è ostile alla concorrenza (in questo caso, di altri impegni e altri fervori). È una competizione che alimenta le pretese monopolistiche dei fondamentalismi, i quali sono incompatibili per definizione. È questa una incompatibilità che non può comporsi e non può armonizzarsi in un ecumenismo proprio in virtù della rigidità selezionata dal mercato.
In conclusione, un eventuale esponente di una visione spirituale conservatrice e che volesse renderla più forte, dovrebbe lavorare al fine di salvaguardare la permanenza sul mercato anche di tutte le altre fedi, difendendo a spada tratta perfino i gruppi spirituali più discussi (ad es. Scientology). Con ciò otterrebbe il duplice effetto di rinforzare la propria “Verità” incontrovertibile passando al contempo – paradossalmente – per un difensore della libertà di culto.
Difendere l’indifendibile: il cripto-paleolibertarismo degli apologeti
Questo liberismo economico dagli esiti non proprio liberali richiama molto la corrente “paleolibertaria” della dottrina nota come anarcocapitalismo. L’anarcocapitalismo, o libertarianism, è uno degli orientamenti della filosofia politica e giuridica contemporanea che propone l’abolizione dello Stato, sostituito da relazioni di mercato. Il principale riferimento intellettuale per l'anarcocapitalismo è l’economista Murray Rothbard[10] che, negli anni sessanta, propose una teoria politica che metteva al centro l’intangibile sovranità dell’individuo. In base all’assioma di non aggressione[11], un principio etico di matrice giusnaturalista che implica che non è legittimo aggredire la persona e la proprietà di un individuo, andrebbe abolita ogni forma di tassazione, perché furto della proprietà individuale, e ogni imposizione coercitiva da parte dello Stato, considerato intrinsecamente autoritario. In questa società ogni servizio verrebbe offerto dai privati ad acquirenti volontari. Una versione meno estrema è definita miniarchismo e i suoi fautori intendono mantenere uno “Stato minimo” le cui uniche funzioni sono atte a legittimare la protezione degli individui da aggressioni, furti, violazioni di contratti e frodi. Entrambe le versioni concordano sulla concezione centrale, quella per cui lo Stato non avrebbe alcune autorità nell’usare il proprio monopolio per interferire nelle libere transazioni tra gli individui. Ogni transazione fra gli individui è una transazione “di mercato”, incluse quelle non monetizzabili in senso concreto, come la scelta degli amici o del partner, perché comunque basate su incentivi e disincentivi, su costi e benefici. La libertà e la prosperità economica possono quindi essere garantiti solo da un laissez-faire universale, in economia e in qualunque altro ambito. Lo Stato, anche quello minimo dei miniarchici, non ha diritto, quindi, di interferire nelle scelte individuali come orientamento sessuale, uso di droghe, scelte di vita e adesioni religiose.
Utilizzando le categorie politiche europee, il libertarismo americano viene di solito visto come “di destra” dal punto di vista economico e “di sinistra” da quello dei diritti, visto il sostegno radicale alle libertà individuali. Molti di quanti avevano aderito a questa visione, però, erano culturalmente conservatori e trovavano la libertà totale in ambito di scelte personali un eccesso di tipo libertino. Con un articolo di Lew Rockwell del 1990[12] nacque, quindi, una corrente conservatrice definita paleolibertarianism e che si rifà alla vecchia Destra americana paleoconservatrice di Ludwig von Mises e Albert J. Nock. A distinguerli dall’anarcocapitalismo classico, soprattutto nella sua versione più “a sinistra”, il left-wing libertarianism, è la forte difesa dei valori e dei costumi tradizionali, soprattutto connessi alla morale cristiana. Ciò ricrea una coerenza con i criteri europei di “Destra”, perché il paleolibertarismo coniuga conservatorismo economico e conservatorismo culturale. Questa corrente è storicamente legata al Von Mises Institute, una organizzazione accademica che sponsorizza centinaia di conferenze e meeting che promuovono il contrasto allo statalismo e i valori morali conservatori. Von Mises, l’economista austriaco a cui l’Istituto è dedicato, pose alla base della sua prasseologia (la scienza dell’azione umana) l’assunto che “l’azione umana è sempre razionale”[13].
Gli esisti di questa logica possono lasciare perplessi i profani del libertarismo di mercato. Infatti, in un classico del pensiero anarcocapitalista intitolato Difendere l’indifendibile[14], Walter Block arriva a discolpare e giustificare i comportamenti considerati più riprovevoli e lo fa sulla base della libera e consensuale scelta degli individui. “Il ricattatore”, “lo sporco maschilista”, “il datore di lavoro ai minori”, “lo spargi-rifiuti”, “il presta denaro”, “l’affitta tuguri”, “il poliziotto corrotto”, perfino “chi grida <<al fuoco!>> in un locale affollato” e altre figure poco simpatiche sono difese sulla base del principio di non aggressione. Per fare un esempio del peraltro brillante stile argomentativo che contraddistingue questo provocatorio libro, valga questo estratto dell’orazione a favore del ricattatore:
Che cos’è esattamente il ricatto? Il ricatto è l’offerta di uno scambio. È l’offerta di scambiare qualcosa, di solito il silenzio, per un altro bene, di solito il denaro. Se l’offerta dello scambio viene accettata, il ricattatore mantiene il silenzio e il ricattato paga il prezzo convenuto. Se l’offerta viene rifiutata, il ricattatore potrà esercitare il suo diritto alla libertà di parola divulgando il segreto. Qui non c’è nulla che sia fuori luogo. (…) L’unica differenza fra un pettegolo e un ricattatore è che il ricattatore si tratterrà dal parlare… dietro compenso [15].
Manca, fra le 28 figure che si giovano della difesa di Block, quella del “guru” o del “leader di un gruppo costrittivo”, ma si può, con un buon grado di certezza, affermare che gli argomenti utilizzati verterebbero sul principio di non aggressione e sulla libera transazione fra individui. Del resto, è la stessa difesa che Block esprime a proposito del “porco capitalista sfruttatore di mano d’opera”. Questi argomenti sono sovrapponibili a quelli degli apologeti di ogni tipo, anch’essi in genere estremamente favorevoli al libero mercato.
I nessi e, talvolta, le sovrapposizioni fra personaggi e istituzioni dei vari ambienti qui considerati, cioè quello cristiano conservatore, quello della promozione del liberismo più aggressivo e quello dei culti, sono consistenti, benché poco pubblicizzati. Basti vedere il caso dell’Acton Institute[16], un think tank americano di matrice cristiana e ultra-liberista, fondato da Robert Sirico e finanziato dalla Amway. Sirico è un prete cattolico con un passato di pastore evangelico pentecostale e di fondatore della Metropolitan Community Church, una chiesa dedicata alla promozione dei diritti dei credenti omosessuali. A 19 anni era entrato nella Jesus People Army, fondata da Linda Meissner, poi confluita nei Bambini di Dio. Il Jesus People Army era nato, come i Bambini di Dio, nel contesto del revivalism cristiano hippie, frutto della controcultura e del misticismo degli anni sessanta. Nel 1976, fu arrestato a seguito di una irruzione di polizia presso un club di Hollywood, corredato di stanze attrezzate con guinzagli di cuoio e catene di ferro, dove era in corso un’asta di giovani schiavi maschi nudi[17]. Le accuse contro Sirico, che era organizzatore dell’evento, nonché beneficiario economico dell’asta, caddero perché si scoprì che gli schiavi erano tutti adulti e consenzienti membri di un’organizzazione di sadomasochisti denominata Leather Fraternity. Sirico aderì nel 1977 all’ideologia libertarian e divenne portavoce dei Libertarians for Gay Rights. In seguito, si è convertito al cattolicesimo e al paleolibertarismo. È stato quindi ordinato prete. Ha fondato l’Acton Institute nel 1990 con Betsy DeVos, della famiglia proprietaria di Amway. Quest’ultima organizzazione, e altre a questa connessa, finanziano l’Acton Institute, che, tra l’altro, ha la sede nella stessa città in cui è Amway, Grand Rapids in Michigan. Amway è una multinazionale della vendita multilivello (Multi Level Marketing, MLM) di saponi e detergenti vari i cui dirigenti sono militanti evangelici strettamente connessi alla Destra economica, politica e militare americana e che affermano di parlare direttamente con Dio. Secondo molti studiosi, le organizzazioni MLM sono esse stesse dei culti, benché non religiosi, centrati sulla truffa dello schema Ponzi[18].
Questa multinazionale dello schema di vendita piramidale è, a sua volta, parte di un enorme Network di organizzazioni cristo-liberiste denominato Atlas Network[19] e controllato dall’Atlas Institute che fa esplicito riferimento al pensiero di Ayn Rand. Questa era una pensatrice che esaltava le virtù dell’egoismo e del capitalismo, nonché autrice del romanzo “superominista” Atlas Shrugged[20], da cui il nome adottato dall’Istituto. Ayn Rand è una fonte di ispirazione di gran parte del pensiero miniarchico. Molti, però, non si riconoscono nella sua assoluta mancanza di pietà e di carità nei confronti del prossimo. Infatti, la Rand riteneva “immorale” l’altruismo. Poco cristianamente, il personaggio di riferimento della galassia di queste associazioni cristiane riteneva che sacrificarsi per gli altri fosse ingiusto e immorale[21].
A questo punto diventa particolarmente interessante ritornare e riflettere su un episodio biografico di Sirico, quello dell’asta di schiavi. Ciò perché quello della schiavitù volontaria è un tema che funge da buona metafora della situazione degli adepti dei culti costrittivi ed è stato anche uno dei temi più dibattuti nel mondo libertarian. Il paleolibertario Walter Block, per esempio, difende i cosiddetti contratti di schiavitù in quanto risultati della proprietà privata del proprio corpo e di scelte volontarie non imposte[22]. Per Rothbard, invece, la volontà, cioè il controllo sul proprio corpo e sulla propria mente, è un dato strutturale e immodificabile della natura umana, e dunque è inalienabile[23].
In questa cornice, la Teoria dell’Economia Religiosa si inscrive perfettamente, in quanto in linea con la forma mentis mercatista e cristianista (neologismo che indica l’utilizzo del cristianesimo per fini politici). Quantomeno, è naturale la convergenza di teorici dell’economia religiosa e paleolibertari su obiettivi comuni che costituiscono per i due gruppi aree di sovrapposizione ideologica che solo eufemisticamente potremmo definire ampie.
Per fare un esempio, nel 2001, Robert Sirico è stato fra i firmatari in Italia di un Manifesto a favore della globalizzazione capitalistica insieme a Michael Novak, massimo teorico dei teocon, e larga parte del direttivo di Alleanza Cattolica, l’organizzazione di cui è stato Reggente Vicario il principale divulgatore italiano della Teoria dell’Economia Religiosa, Massimo Introvigne[24].
[1] Martinez, M., Fiamma Nirenstein, Rodney Stark e due enigmi da risolvere, Kelebek Blog, 21 Ottobre 2010 (https://tinyurl.com/utwwylt) [2] Ibidem [3] Stark, R., La Vittoria della ragione: Come il cristianesimo ha prodotto libertà, progresso e ricchezza; traduzione di Gabriella Tonoli, Torino, Lindau, 2006 (Ed. It.) [4] Introvigne, M., Mercato religioso, fondamentalismo e conservatorismo islamico: il caso della Turchia, La Critica Sociologica, 152, 10 Febbraio 2005, pp. 43-56, p. 43 [5] Ibidem [6] Ibidem [7] Stark, R., Iannaccone, L.R., A Supply-Side Reinterpretation of the “Secularization” of Europe, Journal for the Scientific Study of Religion, Vol. 33, No. 3, pp. 230-252, Settembre 1994, p. 233 [8] Beretta, R., Contrordine: non siamo più atei. Intervista con Massimo Introvigne, Avvenire, 8 Ottobre 2003 [9] Introvigne, M., Mercato religioso, fondamentalismo e conservatorismo islamico: il caso della Turchia, La Critica Sociologica, n. 152, inverno 2004-2005 [10 febbraio 2005)], pp. 43-56, p. 43 [10] Rothbard, M., L’etica della libertà, Liberilibri, Macerata, 1996 (Ed.It) [11] Barnet, P., The Non-Aggression Priciple, Americanly Yours, 14 Aprile 2011 (https://tinyurl.com/3wscwy6) [12] Rockwell, L. H., The Case for Paleo-libertarianism, Liberty, Gennaio 1990, 34-38 [13] Mises, L., L’azione umana. Trattato di economia, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2016 (Ed.It.) [14] Block, W., Difendere l’indifendibile, Liberilibri, Macerata, 1995 (Ed.It) [15] Ivi, p. 34 [16] Sito ufficiale: https://acton.org/ [17] Engel, R., “The Sirico Brief” makes news again - controversial priest to address Catholic men’s conference, RenewAmerica.com, 12 Aprile 2012 (https://tinyurl.com/sq6ws3j) [18] Morelli, G., Schema Ponzi: Cos’è e come funziona la Truffa del Secolo. Esempi e Tecniche, Finaria.it, 1 Giugno 2019 (https://tinyurl.com/s6o6azz) [19] Pagina dedicate all’Acton Institute sul sito ufficiale dell’Atlas Network: https://tinyurl.com/wpofgjb [20] Rand, A., Atlas Shrugged, Random House, New York, 1957 [21] Rand, A., Le virtù dell’egoismo, Liberilibri, Macerata, 1999 (Ed.It.) [22] Block, W., Toward a Libertarian Theory of Inalienability: A Critique of Rothbard, Barnett, Smith, Kinsella, Gordon, and Epstein, The Journal of Libertarian Studies, 30 Luglio 2014 [23] In Vernaglione, P., Il libertarismo. La teoria, gli autori, le politiche, Rubbettino, Soveria Mannelli, p. 28 [24] Martinez, M., Il Manifesto dei Cristianisti, Kelebekler, 1 Dicembre 2002 (https://tinyurl.com/wjke9zu)
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